Il Primo desktop computer della storia

Il Primo desktop computer della storia

La storia dell’informatica è corredata da innumerevoli episodi. Ma sono state spesso le “piccole” vicende, quelle che hanno lasciato segni indelebili nella grande partita dell’innovazione.

Una di queste “piccole grandi storie”, insieme a quelle già citate QUI è quella tutta italiana della “Programma 101”, Il Primo desktop computer della storia.
Saltiamo sulla macchina del tempo ed impostiamo la data: il 1961.
Lo sportello del nostro “Taxi del tempo” si apre.

Ci troviamo In Olivetti, nei laboratori di Ivrea, dove tre giovani progettisti sono radunati con fare pensieroso davanti a quello che sembra un circuito stampato.

Un team di giovanissimi

Sono il diciannovenne Gastone Garziera, Giovanni De Sandre, (26 anni) e il capo progetto, l’ingener Pier Giorgio Perotto che all’epoca, con i suoi 31 anni era anche il più “anziano” del gruppo.

Il Primo desktop computer della storia
Nella foto il team al completo della Programma 101 – Pier Giorgio Perotto, Giovanni De Sandre, Gastone Garziera, Giancarlo Toppi

Quella che stanno così attentamente analizzando è una memoria con un nome di quelli che adesso te lo ricordi, ma tra cinque minuti te lo sei già scordato … la memoria “magnetostrittiva” con la capacità di un quarto di Kb.

Il Primo desktop computer della storia
La Programma 101 – Il Primo desktop computer della storia

L’idea è assolutamente ambiziosa e unica, hanno in mente di progettare un computer piccolo, programmabile ma soprattutto facile da utilizzare.

All’epoca non esisteva nulla di simile, gli esempi che avevano davanti erano L’Elea (Il grande calcolatore a Valvole tutto Italiano, creato proprio in Olivetti) da un lato e i grandi calcolatori Americani dall’altro.

Tutte macchine gigantesche, impossibili da muovere, appannaggio esclusivo di alcuni selezionati programmatori.

La strada era cambiare strada

Loro decisero di cambiare strada, di staccarsi da tutti questi modelli per pensare in un modo nuovo.
La strada che avevano deciso di intraprendere per questo progetto era tutta in salita, e senza alcun punto di riferimento. Era un impresa epica, ma anche una corsa contro il tempo, in quanto c’era la possibilità concreta che qualcuno potesse precederli.

Tuttavia, come dichiara spesso Garziera nelle varie interviste (molte di esse rintracciabili su YouTube per il museo della tecnologia di Ivrea – www.museotecnologicamente.it) ebbero anche, qualche buon colpo di fortuna, e uno di questi fu senza dubbio la stampantina.

Un computer piccolo richiedeva una stampante piccola

Si, lo so che sembra banale, ma nella logica del progetto, cioè quella di un computer che potesse stare su una scrivania, in cui l’unico modo per poter visualizzare i dati doveva essere quello di stamparli, capite bene che una stampante piccola aveva la sua grande importanza.

Guarda caso, mentre spulciavano tra i progetti archiviati in magazzino si accorsero che la stampantina c’era già, era stata inventata.

Se la trovarono davanti, abbandonata su uni scaffale. Cosi come molto altri progetti che nascevano dalla creatività dei tecnici di Olivetti, che era una continua fucina di idee.

Qualcuno aveva inventato la stampante, ma era stata accantonata perché non si sapeva come applicarla. Una volta fatta questa scoperta il team comprese di aver risolto un altro grande problema, e la strada per costruire il primo desktop computer della storia, pian piano diventava percorribile.

Una situazione difficile

La situazione dell’azienda non era affatto facile, e Perotto, dovette lottare molto duramente perché il progetto non fosse abbandonato.

Nonostante le forti contestazioni interne, la scelta di vendere la divisione elettronica, fu avvallata dalla dirigenza.

Tutti i progetti che rientravano nella categoria “elettronica” dovevano essere ceduti alla Generel Elecrtic.

Da calcolatore a calcolatrice

Ma il gruppetto di programmatori non si diede per vinto.

Durante la notte Perotto ed il suo team provvidero, con estrema cura, a cancellare la denominazione “Calcolatore” sui manuali tecnici e sulle schede di lavorazione, correggendola con la dicitura “Calcolatrice”.

Grazie a questo escamotage, Il progetto rimase in Olivetti e i tre giovani progettisti continuarono a lavorare in una sorta di “semiclandestinità”.

I vetri delle finestre dei laboratori vennero dipinti di nero per impedirne la vista dall’esterno, e il team continuò a lavorare nel più stretto riserbo.

Alla fine il risultato fu sorprendete, nacque la “Programma 101”, una calcolatrice elettronica dotata di salto condizionale e cioè di quella istruzione “se… allora…” che permette la scelta tra due o più alternative logiche, detto in termini più semplici era un computer programmabile!

L’informatica a misura d’uomo

Si intuì che anche il design del nuovo calcolatore non doveva essere lasciato al caso, venne contattato perciò Mario Bellini, un giovane e promettente architetto, oggi tra i più importanti a livello mondiale:

“Si trattava di disegnare, non una semplice scatola per dei circuiti, ma un oggetto personale, che doveva instaurare con l’utilizzatore un rapporto di interazione e di comprensione, insomma si trattava di dare forma ad un computer che non era più un armadio, come quelli conosciuti fino a quel momento, ma un oggetto destinato ad entrare nello “spazio personale”delle persone”.

L’informatica a “misura d’uomo” ha così trovato la sua forma.

Insomma, la P101 era di fatto un computer molto simile a quelli a cui noi siamo abituati, dove dati ed istruzioni venivano immessi grazie ad un tastierino alfanumerico.

L’antenato del floppy

Era priva di monitor, come tutti gli elaboratori elettronici dell’epoca, e i risultati delle elaborazioni erano leggibili su una striscia di carta grazie alla piccola stampante integrata nel corpo macchina.

Ma l’idea geniale, fu quella di memorizzare i dati su schede magnetiche, che si potevano inserire nell’apposito lettore.

Queste schede, costituite da un cartoncino rigido sul quale erano incollate due strisce di nastro magnetico, furono delle vere e proprie antenate del floppy disk e svolgevano la stessa funzione.

Potevano essere scritte e lette in sequenza, una scheda dietro l’altra, permettendo di salvare dati e programmi per un uso successivo.

La progettazione modulare

La Programma 101 era progettata in modo modulare così da essere facile da assemblare ma anche da riparare.

Era silenziosa se paragonata alle macchine contabili di tipo meccanico vendute all’epoca, rumorose, ingombranti e dotate di un numero sempre più elevato di ingranaggi e ruote dentate.

Trenta chili di tecnologia

Pesava poco più di trenta Kg (che adesso ci sembrano tantissimi, ma per quei tempi era una piuma!) ed aveva le dimensioni da una macchina da scrivere professionale.

Era relativamente facile da trasportare e semplice da usare, permetteva di ottenere in pochi secondi quei risultati che invece richiedevano decine di minuti, se non ore, con macchine ad ingranaggi.

Alla fiera di New York

Nel 1965, venne presentata ufficialmente al pubblico alla grande fiera di New York (la più grande fiera mai realizzata dedicata al futuro), relegata però in una sala secondaria, in quanto la dirigenza aveva deciso di puntare tutto sulle macchine da scrivere e sulle calcolatrici meccaniche in particolare la “Logo 27”.

Il fatto che nessuno avesse ancora inventato uno strumento simile alla P-101, invece di essere visto come un fatto positivo, venne considerato la riprova della sua inutilità,

“Se nessuno fino ad ora l’ha fatta, vuol dire che il mercato non la richiede”

fu la considerazione dell’allora presidente dell’azienda.

La “Programma 101” per Olivetti rappresentava una specie di prototipo, un esempio di quello che avrebbe potuto fare l’azienda in futuro.

Tuttavia, nel grande contenitore di pubblico della fiera, la presentazione di quel prototipo avvenne davanti ad un pubblico non specialistico, le persone presenti erano quelle che di fatto avrebbero potuto esserne i reali utilizzatori.

Il Primo desktop computer della storia

Quando il presentatore annunciò che la macchina avrebbe eseguito un programma grado di calcolare la rotta di un satellite intorno alla terra, si istaurò un clima di suspense.

Quando, dopo qualche secondo dall’inserimento della scheda magnetica, la stampantina cominciò a sfornare a raffica i dati relativi al risultato del calcolo il pubblico si sciolse in un applauso a scena aperta.

La Programma 101 riscosse un grande successo tra la stampa statunitense. Sulle prime pagine dei giornali americani più autorevoli dell’epoca si leggevano titoli come: “The first desktop computer of the World” (“Il primo computer da scrivania del mondo”).

Siete Stupiti? Io decisamente si! In pratica, Olivetti produsse questa macchina per “gente comune” quindici anni prima dell’era di Steve Jobs e Bill Gates, e proprio quest’anno, la “Perottina”, come venne simpaticamente ribattezzata dai suoi utilizzatori ha compiuto cinquant’anni.

La risposta del mercato

Il mercato si dimostrò favorevole e molto ricettivo nei confronti della Programma 101 al punto che, negli anni immediatamente successivi, le vendite furono davvero enormi, con una pubblicità basata quasi interamente sul passaparola.

Il Primo desktop computer della storia

Anche la NASA acquistò svariati esemplari di P101 per i calcoli del Progetto Apollo ed anche scienziati ed ingegneri dell’Unione Sovietica la acquistarono per le loro ricerche.

La versatilità

La versatilità del calcolatore era tale che addirittura si diffuse anche in settori assolutamente inaspettati come quello della sartoria e della lattoneria, dove veniva utilizzata per lo svolgimento del lavoro quotidiano.
Nonostante questo successo, le cose per Olivetti continuarono a non andare bene, ma non mi dilungherò ad analizzarne i motivi, perché non rientrano nello scopo di queste pagine.

Di certo però è innegabile che Olivetti abbia giocato un ruolo di primo piano nella storia dell’informatica.

Tra varie curiosità legate a Olivetti però voglio citarne qualcuna.

L’imitazione di HP

La Programma-101, ebbe un osservatore privilegiato, la Hewlett Packard, che ne copiò il progetto producendo l’HP9100. Nel 1967 l’HP dovette versare novantamila dollari di royalties alla Olivetti.

Olivetti ed Apple

In una recente intervista, rilasciata a Radio 24 Carlo de Benedetti che nel 1978 fu presidente dell’azienda, ebbe un incontro con Steve Jobs e Steve Wozniak, in quanto la neonata Apple era alla ricerca di finanziatori.
«È vero, ho conosciuto Steve Jobs e Wozniak, smanettavano su delle piastre elettroniche. È stato proprio Wozniak, e non Steve Jobs, a farmi la proposta: mi chiedeva duecentomila dollari per finanziarli, in cambio del venti per cento della Apple. […] Io allora con la Olivetti ero in bancarotta. Però è vero: è stato l’errore più grande della mia vita».
(Radio 24 Intervista a Carlo de Benedetti)

Insomma, c’è davvero da chiederselo, che cosa sarebbe accaduto se l’accordo fosse andato in porto? duecentomila dollari negli anni ’70 risultavano una cifra davvero notevole, soprattutto per una società in profonda crisi, tuttavia quel 20% oggi potrebbe avvicinarsi se non superare i 100 miliardi di dollari.

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Pubblicato da Daniele Bottoni Comotti

Consulente informatico libero professionista, autore di due libri sulla storia della tecnologia, e blogger per diversi siti web di informatica.