La tecnologia è l’esito dello sguardo appassionato dell’uomo sulla realtà

La tecnologia è l’esito dello sguardo appassionato dell’uomo sulla realtà

Si, lo so, leggendo questo titolo siete tentati di pensare che io sia un tantino suonato… e forse non avete tutti i torti. In fondo però non ho trovato un titolo migliore per descrivere la grande storia della tecnologia, della quale ho deciso di raccontarvi qualche breve tratto.

Nel nostro mondo la tecnologia ha praticamente invaso ogni viscera della nostra società.

E’arrivata ad invadere, a suon di social network, anche quello spazio unico e “sacro” che era la nostra vita privata.

Non ho potuto fare a meno quindi di domandarmi “da dove siamo partiti?.

Da dove nasce e come si è sviluppato tutto questo incredibile bailamme di applicazioni, sistemi, dispositivi e servizi da cui oggi siamo praticamente circondati?

Un giorno senza smartphone

Provate ad uscire un giorno senza smartphone, poi mi descriverete la sensazione di “mancanza” che questo oggetto (in fondo insignificante) è in grado di generare nella nostra esistenza.
Ormai gli strumenti informatici ci appartengono, portando con se tutto il loro ingombrante bagaglio di aspetti positivi e negativi.

Entrare a viso aperto nell’innovazione è quindi oggi un diritto ed insieme anche un dovere di ciascuno di noi, dalla grande azienda, all’artigiano, al singolo cittadino.

Lo ammetto, questa analisi è un po’ fatta coi piedi, ma rende bene l’idea…

Occorrono occhi nuovi

Se non vogliamo soccombere alla tecnologia, che ormai ci ha circondato, come in un hollywoodiano assedio, dobbiamo imparare a guardarla con occhi nuovi.

“Per non soccombere alla tecnologia occorre diventare consapevoli”

Ok, adesso ho buttato fuori un bel parolone, già, la “Consapevolezza”… ma cos’è?
Proviamo a pensarci:

Se ci rifacciamo al dizionario, la consapevolezza è una condizione in cui la cognizione di qualcosa si fa interiore, profonda, perfettamente armonizzata col resto della persona, in mode coerente con quello che egli è.

Una persona consapevole acquisisce una serie di abilità:

  • Prende decisioni ponderate, intelligenti e deliberate
  • Sa Mantenere uno stato emotivo positivo a prescindere delle circostanze
  • Sceglie e sviluppa convinzioni potenziante ed eliminare quelle depotenzianti
  • Impara a conoscere il meccanismo delle cose e i comportamenti
  • Si focalizza sulle cose importanti, mentre accantona le distrazioni

Ok adesso allora, provate ad immaginare quanto sarebbe utile se ciascun uomo, nel raffrontarsi con la tecnologia avesse con essa un approccio consapevole!

Provate ad immaginarvi, ad esempio, quanto più difficilmente si darebbe credito ad una “Bufala” in rete, o a come si potrebbero evitare inutili ed inconcludenti discussioni sui social, o ancora, pensate a quanta accortezza potremmo usare nel condividere informazioni in rete.

D’altra parte, provate ad pensare a quanto sarebbe più efficace e produttivo se tutti usassimo la risorsa del web con la precisa coscienza delle potenzialità che essa ci può fornire.

Ora, dopo questa lunga introduzione, provo a farvi una domanda.

Come si diventa consapevoli?

Beh, direi che inequivocabilmente, una tra le prime cose da fare è senz’altro aumentare la conoscenza sull’oggetto o sulla questione di cui intendo ottenere una consapevolezza.

Ad esempio, se voglio essere consapevole che quella persona conosciuta da poco sia davvero mio amico, altra possibilità non ho che trascorrere del tempo con lui, condividendo opinioni, momenti, ricordi, interessi ecc…

In modo analogo, se immaginiamo di voler aumentare la consapevolezza riguardo al mondo dell’informatica e del web, allora, innanzitutto, abbiamo la necessità di comprenderne la storia e le ragioni che ne hanno determinato la nascita e lo sviluppo.

Vicende reali

“Per ogni innovazione, per ogni passo in avanti nella creazione dei computer così come ora li conosciamo, ci sono sempre vicende di uomini e donne impegnati nel dare risposta a quell’umana sete di realizzazione di sé, che ciascuno di noi si trova addosso”.

Lo so, non è bello auto-citarsi, ma mi pare che questa frase, che compare all’inizio del mio libro sulla storia della tecnologia (“Dalla Preistoria al Web” ed. Amazon 2017) sia perfettamente calzante.

Il termine tecnologia (cito da Wikipedia) è una parola composta derivante dal greco “tékhne-loghìa”, cioè letteralmente “discorso (o ragionamento) sull’arte”, dove con arte si intendeva fino al secolo XVIII il “saper fare”, quello che oggi indichiamo con il termine “tecnica”.

Per tecnica si può intendere più specificatamente un qualunque metodo organizzato e codificato atto a raggiungere uno scopo definito.

Tecnologia come mezzo

Pensandoci bene la tecnologia è un mezzo che l’uomo attua per raggiungere uno scopo, un obiettivo, un risultato.

La tecnologia è quindi uno strumento creato dall’uomo per l’uomo, per permettere all’uomo di colmare (o almeno di provarci) quell’irrefrenabile ed innato desiderio di rendersi migliore la vita, di appagare quella sete di senso del vivere.

E’ accaduto cosi, che lungo tutta la sua storia, l’uomo si è sempre prodigato per trovare soluzioni organizzate che lo aiutassero a far fronte alle proprie necessità.

Ecco quindi il motivo del titolo dell’articolo, la tecnologia è dunque l’esito dello sguardo appassionato dell’uomo sulla realtà.

Partendo dalla preistoria fino ai nostri giorni l’uomo, messo alla prova dalla natura ha cominciato a cercare un modo per sopravvivere, e via via per rendere la sua sopravvivenza più confortevole. Un minuto dopo che è comparso sulla terra, ad esempio, ha avuto bisogno di contare…
Si, provate ad immaginarvi gli uomini delle caverne: dovevano poter contare almeno approssimativamente i giorni e le notti per sapere, ad esempio, quando e come si spostavano gli animali che potevano cacciare.

L’esigenza di contare

L’esigenza di contare, e di farlo velocemente, è stata la molla che ha spronato nei secoli l’ingegno umano.
Pensate al calcolo con le dita, o alla creazione della moneta, o ai vari sistemi di misurazione.
In Europa, ad esempio negli anni tra il 1500 e il 1700, vi fu una vera e propria corsa alla costruzione di macchine meccaniche per effettuare calcoli, corsa che vide illustri concorrenti, annoverabili tra scienziati e matematici del calibro di Blaise Pascal, e Wilhelm Von Leibniz.

Una delle novità più interessanti fu introdotta nel 1802 dell’imprenditore francese Joseph-Marie Jacquard che pensò di introdurre nei telai di legno della sua azienda tessile, delle lunghe schede di cartone forato: ad ogni scheda corrispondeva un preciso disegno, formato da forellini che il telaio eseguiva in autonomia.

Le schede perforate

Era l’idea delle schede perforate, che fu poi di primaria importanza per la costruzione dei moderni computer.

Sullo sviluppo di questa pazzesca idea, verso la fine del 1800, Charles Babbage, professore di matematica all’università di Cambridge progettò una macchina, in grado di svolgere un’addizione al secondo.

“Quando la macchina analitica verrà realizzata, necessariamente guiderà lo sviluppo futuro della scienza”

(Charles Babbage)

Non è possibile citare Babbage senza fare anche un accenno ad una donna straordinaria, che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia della tecnologia cosi come la conosciamo, Ada Lovelace, fu “la prima programmatrice della storia”, scrisse infatti il software necessario per far funzionare la Macchina Analitica.

Tutto è collegato

Senza il telaio di Jacquard, e senza il lavoro di Babbage, non sarebbero mai nati i computer, e lo sapeva bene l’ingegnere statistico Herman Hollerith, che presentando la sua invenzione, “la Tabulatrice”, consentì al governo americano di automatizzare (proprio grazie all’utilizzo delle schede perforate) il censimento del 1890, restituendone i risultati in soli 2 anni contro i quasi 10 del precedente.

Dall’invenzione della tabulatrice egli costituì un’azienda che, nel 1924, prese il nome di “International Business Machine Company”, nacque cosi ufficialmente il marchio IBM.

Il calcolatore enorme

Alcune di queste storie sono state così rivoluzionarie che attorno ad esse sono nati dei veri e propri miti

Così avvenne negli anni della Seconda Guerra Mondiale, allora i calcolatori divennero enormi, potenti e soprattutto costosi, qui siamo nel periodo dell’ENIAC.

Eniac era un mostro di nove metri per venti e pesava 30 tonnellate, al suo interno conteneva diciottomila valvole termoioniche e mille e cinquecento relè.

La sua presentazione però fu un grande evento! Generò un incredibile effetto sull’opinione pubblica, tanto da influenzare anche gran parte della cinematografia di fantascienza e dando anche origine alla definizione di “cervello elettronico”.

Decrittare i messaggi

Vicenda ancor più affascinante è quella che lega le sorti della guerra al lavoro di Alan Turing.

Turing era un matematico britannico che ideò una macchina elettromeccanica in grado di decodificare i messaggi di “Enigma”. Enigma era una macchina ideata dai tedeschi in grado di cifrare i messaggi delle comunicazioni tra i sottomarini tedeschi.

Nessuno si stupisca (mi raccomando) se andando a documentarsi sulla storia degli hacker, si troverà “teletrasportato” fino all’inverno del 1958 al M.I.T. di Boston, qui troverebbe un gruppo di ragazzi seriamente e appassionatamente intenti a migliorare un enorme e dettagliato plastico ferroviario. Quei meticolosi ed entusiasti studenti che giocavano con i trenini elettrici, furono gli stessi che si buttarono a capofitto sui calcolatori. Pur di lavorare sui calcolatori infransero ogni legge, al solo scopo di “mettere le mani” su quelle macchine. La loro filosofia (traslata dalla cultura hippy) diede origine alla figura degli “Hacker”.

Dal loro lavoro sulle macchine nacque il primo embrione di quello che sarebbe diventato il software Open Source.

E in Italia?

Anche l’Italia ebbe un grande posto in questa incredibile avventura con Olivetti, che fu in grado di creare prima “Elea”, un calcolatore all’avanguardia tanto da competere e superare in qualche caso le prestazioni dei calcolatori americani, e poi (e questa storia è sconosciuta ai più), la “Programma101”, il “primo desktop computer al mondo”. (di cui puoi trovare la storia in Questo articolo) Eravamo nel 1965, cioè dieci anni prima di Apple!

Ma italiano, non possiamo non ricordarlo, è anche il padre dei Microprocessori, Federico Faggin, che fu il primo a dar vita al cosiddetto “computer on a chip” (il microprocessore), e lo fece portando a termine un progetto dove altri prima di lui avevano fallito, lavorando (racconterà poi in un intervista) tra le dodici e le quattordici ore al giorno per diversi mesi consecutivi.

Come si può ben vedere siamo parte di una storia nella quale la tecnologia ha sempre segnato passi importanti dello sviluppo delle nostra civiltà, e in cui l’Italia, in passato, ha vissuto un ruolo da assoluta protagonista come quando, il 30 aprile 1986 fu tra le prime nazioni ad essere collegata ad Internet. A tal proposito vi rimando al documentario dal titolo: ‘’Login, il giorno in cui l’Italia scoprì internet’’ prodotto da RaiCultura, firmato da Riccardo Luna e Alice Tomassini, realizzato proprio in occasione dell’Italian Internet Day.

Ecco perché auguro a tutti noi di avere menti libere e cuori appassionati come gli hackers del MIT, e menti aperte come quelle dei protagonisti della storia della tecnologia, perché solo cosi si creano frammenti di storia che restano indelebili, e sui quali si può sempre ricostruire.

La tecnologia è l’esito dello sguardo appassionato dell’uomo sulla realtà

A presto quindi con le storie che hanno caratterizzato la grande storia dei computer !

Pubblicato da Daniele Bottoni Comotti

Consulente informatico libero professionista, autore di due libri sulla storia della tecnologia, e blogger per diversi siti web di informatica.