Un saluto particolare ad un amico eccezionale

Un saluto particolare ad un amico eccezionale

Questo racconto nasce nell’aprile 2013, subito dopo essere tornato dal funerale di un amico conosciuto da pochi mesi, ma che ha lasciato un segno indelebile nella mia esistenza, e di quella di molti altri amici.

E’ stato davvero strano andare al funerale di Beppe.
Davvero strano sapere che non era più con noi, ad animare le conversazioni su Biosbook (il social network tutto italiano messo in piedi e gestito da una famiglia di Ostia), ed ero davvero amareggiato nel pensare che non ero nemmeno riuscito ad andare una volta a sentirlo suonare.

Cosi come è stato strano incontrare “dal vivo” quei volti conosciuti così bene “On-Line”, vedendo i quali mi si era letteralmente spalancato il cuore proprio come quando ci si rende conto che una cosa è esattamente così come l’avevi immaginata.

Ero davvero combattuto tra una grande gioia carica di attesa ed una pressante tristezza.
Fatto sta che me ne andavo cosi in macchina verso casa, rimuginando su tutte queste sensazioni, quando al margine della strada che scende da Nonio verso Brolo, nel bel mezzo di una curva, mi apparve molto chiaramente una di quelle figure che tanto raramente si possono incontrare tra i boschi.

Lo vidi solo perché, lui, mentre passavo, alzò le braccia con la ferma intenzione di farsi riconoscere… (altrimenti il mio sguardo, in tutt’altre faccende affaccendato, non sarebbe mai stato in grado di notarlo tra la vegetazione).
Feci una grande frenata, ed in quel momento ringraziai che dietro di me non ci fosse nessun altro.

Vidi un piccolo slargo sul margine destro della strada, ed in fretta parcheggiai la macchina, ma “parcheggiare” forse non era il termine più adatto per indicare il modo con cui buttai li l’auto.
Uscii in fretta dall’abitacolo lasciando la portiera spalancata e guardai dall’altra parte della carreggiata; il piccolo essere che un istante fa si sbracciava, ora non non c’era più.
Non sapevo bene che fare, ero quasi tentato di salire nuovamente in macchina per riprendere il tragitto verso casa ma qualcosa mi inchiodava li, nonostante un certo freddo che ben si addiceva al mio stato d’animo.

Rimasi li impalato ancora qualche istante, con gli occhi fissi sul margine di quella curva cercando di cogliere qualche seppur minimo movimento tra la vegetazione, che mi confermasse che ciò che pensavo di aver visto cosi chiaramente poc’anzi non fosse un brutto scherzo della mia immaginazione.

… Ma non successe assolutamente nulla, mi scoprii a tentare di autoconvincermi che quello che avevo visto non esisteva e mi resi conto che il mio animo si stava lentamente convincendo a tornare in macchina.
Proprio nell’istante in cui girai le spalle, esattamente in quel preciso momento udii chiaramente un fruscio tra la vegetazione secca, mi voltai di nuovo, di scatto, verso il luogo dove lo avevo visto la prima volta ma nuovamente i miei occhi scandagliarono invano le sterpaglie.
Per la seconda volta mi apprestai a salire in auto, meditando di scrivere in un capitolo su Biosbook per raccontare la strana sensazione che avevo provato.

Di nuovo udii un fruscio, questa volta molto vicino, praticamente dietro le spalle…
Di nuovo mi voltai, e questa volta lo vidi…
Un esserino alto una quarantina di centimetri… vestito con pantaloni e camicia verde e con un buffo berretto calato sulla testa, anch’esso di colore verde scuro.
«Ciao!» disse
«Ciao!» risposi … cercando di mostrarmi impassibile, mentre sentivo un brivido freddo che mi attraversava la schiena
«Vieni dalla chiesa?» domandò
«Si» risposi «Ero al funerale di un amico»
«Uh si ! Beppe, lo conosco sai?» mi disse «Non hai idea di quante volte abbiamo chiacchierato io e lui !» aggiunse.
«Davvero?» dissi «Pensa che non ce lo ha mai raccontato»
«Se non ve lo ha raccontato è solo perché io gli ho chiesto di non farlo…
Non hai idea di quante volte lui me lo abbia chiesto»
«Ma.. tu chi sei, chiesi»…
«Ma come chi sono? … non sei mai stato bambino?»
«Sei un … Folletto?» domandai, quasi sicuro di una smentita.
«Certo che sono un folletto! …, ma che razza di domande fai?»
«Bè sai, non è proprio facile per noi uomini incontrarvi…, molti di noi vi considerano solo delle leggende»
«Già!» disse lui, con un espressione cupa sul volto «In effetti ci sono regole molto precise a riguardo… e forse potrei averne accidentalmente infranta qualcuna…»
«Non potete farvi vedere dagli uomini vero?»
«Noi conosciamo bene la razza umana…, ricca di potenzialità, di intelligenza, dotata di un cuore enorme, … ma ahimè, tanto incapace di accettare le differenze…»
«..Ma a te non piacciono tanto le regole vero?» Lo provocai
«Non è questione di piacere o meno… è in gioco la nostra sopravvivenza…»
«E’ vero» convenni
«Diciamo che a volte qualche strappo alla regola si può fare…»
udimmo un rumore in lontananza, altre auto stavano scendendo da Nonio verso Omegna, mi voltai per vedere quanto fossero ancora distanti e vidi che erano di poco sopra al tornante dove mi ero fermato.

Immaginai che ben presto da li sarebbero scese molte altre auto; pian piano infatti tutte le persone radunate per il funerale di Beppuz avrebbero lasciato il sagrato della chiesa.
Feci per avvisarlo ma mi accorsi che era già sparito.

Attesi con una certa ansia il passaggio del gruppetto di vetture, una delle quali mi suonò facendomi notare il brutto parcheggio che occupava in parte la carreggiata.
Quando finalmente sparirono dietro la curva successiva, mi affrettai a guardare dietro la mia auto, immaginando ed in fondo sperando che si fosse semplicemente nascosto li dietro.

Feci il giro due volte ma non riuscii a trovarlo; nel frattempo altre macchine stavano arrivando.
Pensai che ormai non si sarebbe fatto più vedere, mi sedetti in auto e sentii crescere una grande tristezza.
«…Non vorrai mica andartene!» disse una voce alle mie spalle
Mi girai e lo trovai accomodato sul sedile posteriore, aveva in mano una delle bolle di trasporto che vengono allegate ai pacchi dai corrieri e che puntualmente, quando vado dai clienti per lavoro e apro gli scatoloni per fare le installazioni finiscono sui sedili.

«T.N.T S.p.a. … Ma che razza di cose vi scrivete voi uomini?»
«Lascia perdere!» dissi «Sarebbe una cosa lunga da spiegare…»
Lasciò cadere il foglio con un espressione rassegnata… poi mi guardò e disse …
«Voglio raccontarti di quando ho conosciuto Beppe»
«Raccontamelo!» dissi.

Béh ormai sono passati un paio d’anni, era una di quelle sere d’estate in cui il caldo è insopportabile anche nel folto del bosco.

Mi sono avvicinato al paese per vedere se riuscivo a scroccare una bella birra fresca a qualche sprovveduto cliente del circolo»
Guardando la mia faccia, probabilmente un po’ allibita, aggiunse: «Voi uomini siete cosi lenti che io riesco a scolarmi un intero boccale dinnanzi ai vostri occhi, senza nemmeno possiate rendervene conto,… ti è mai capitata la sensazione di trovarti un boccale vuoto davanti e pensare di averlo bevuto cosi in fretta da non essertene nemmeno accorto?».
«Si certo» dissi «è capitato anche a me!, diverse volte!»
Il folletto rise di gusto e disse «allora sicuramente anche tu hai contribuito ad alleviare la sete di qualche folletto»
«Raccontami di quella sera!» dissi
«Dunque, quella sera c’era una festa, con un gruppo che suonava, di solito non amo molto il vostro modo di suonare, ma quella sera qualcosa mi colpì.

Quella musica risuonava nell’aria con una straordinaria delicatezza.
Mi avvicinai alla finestra, volevo vedere chi eseguiva quella musica cosi affascinante.
Fu proprio in quel momento che Beppe mi vide, stava casualmente guardando proprio in direzione della finestra, mentre suonava la batteria.

Il ritmo incalzante del pezzo e la magia di una voce straordinaria, mi inchiodarono a quella finestra… con la faccia piantata sul vetro come fanno i bambini quando vedono cadere la neve
non mi accorsi nemmeno che Beppe aveva chiamato qualcun altro per sostituirlo alla batteria, e mi aveva raggiunto all’esterno del locale».
«E’ brava Cristina vero?» «mi chiese»
«Quella era la prima volta in tutta la mia vita in cui un uomo riuscì a sorprendermi» disse il folletto
Poi si alzò in piedi sul sedile posteriore dell’auto ed in un istante me lo trovai accanto «Sai cosa mi colpì di lui sopra ogni cosa?»
«No, non so immaginarlo» dissi
«Lui non si stupì affatto che io fossi un folletto, non me lo fece nemmeno notare, mi trattò da subito come un amico… ed è per questo che la nostra amicizia durò cosi tanto, passavo spesso la sera a casa sua, e mi fermavo a chiacchierare… e gli ho dato una mano molte volte quando si trattava di far dormire Leo, il suo simpatico nipotino»
«Hai proprio ragione» convenni «Beppe era così con tutti, sapeva annullare ogni distanza e guardare al cuore delle persone»

«Già, anche oggi io e lui eravamo li presenti quando eravate tutti radunati nella chiesa»
«Come oggi !» chiesi
«Si, oggi, noi eravamo li insieme a voi, ma lui non era gioioso come sempre, era un po’ preoccupato per la sua famiglia, e ad un certo punto mi ha guardato e ha detto che voleva andare vicino a Rosa ed ai suoi figli… io allora sono uscito, perché era giusto che quella cosa la facesse da solo»
«Incredibile» dissi,«la sua presenza oggi era tangibile, anche se non potevamo vederlo»
«Perché, voi uomini non potete vedere le anime che sono nell’altra vita?» mi domandò con aria incredula
«No» risposi «Purtroppo non possiamo»
«Ora capisco perché eravate cosi tristi»
«e poi, cosa è successo dopo?, quando siamo usciti dov’era?»
«che domande!, è sempre rimasto li, mi ha confessato gli è scesa qualche lacrima quando ha sentito le parole di Fabio… e si è fatto anche una risata quando progettavate di proseguire la Biosfiaba…» (Il racconto a più mani che stavamo progettando di scrivere proprio attraverso il social network)
«Ma tu lo vedrai ancora?» Gli chiesi
«Sai, le anime nell’altra vita sono un po’ più imprevedibili, ma mi ha promesso che passerà a trovarmi, di tanto in tanto»
«Quando lo vedi puoi fargli avere un messaggio da parte mia?» chiesi
«Certo» rispose
Rimasi un po’ a pensare, realizzando in quel momento che avevo una gran quantità di cose da dire a Beppuz, e che non avevo avuto ne il tempo ne l’occasione per farlo.

L’unica cosa che mi venne in mente fu… «Digli solo che noi di Biosbook gli vogliamo bene»
«Sarà fatto, mi disse… ora sarà meglio che vada…»
In lontananza un altro gruppo di auto si stava avvicinando… e lui era già sparito…
«Ma dimmi almeno come ti chiami» gli domandai pensando ormai di parlare al vento.
«il mio nome è Anicino» fu la risposta.

Pubblicato da Daniele Bottoni Comotti

Consulente informatico libero professionista, autore di due libri sulla storia della tecnologia, e blogger per diversi siti web di informatica.